Descrizione
Dal Piazzale della Stazione di Piazza Brembana prendere in direzione sud-ovest la via San Carlo, raggiungere ed attraversare la SP1 per portarsi sul marciapiede che costeggia la statale e percorrerlo in direzione nord verso lo svincolo di uscita della galleria in prossimità del quale, superato il fabbricato alla vostra sinistra in direzione sud-ovest inizia il sentiero 127A che, con un primo un breve tratto in leggera discesa, protetto sui due lati da una staccionata di legno, vi condurrà sulla strada sterrata che costeggia il Brembo. Da qui girare a sinistra in direzione nord e percorrere la strada per ca 500 metri passando sotto il viadotto di uscita della galleria della provinciale. Giunti ad un bivio, dove termina la strada, seguire il sentiero che risale a destra, da qui è già visibile il ponte di ferro blu (località Fucine) che dovrà essere attraversato per portarsi sulla destra orografica del Brembo. Al di là del ponte il sentiero risale con due ripidi ma brevi tornantini fino ad incrociare (ben segnalato da numerosi segnavia) il sentiero che proviene da Stralenna e dal Rustico Caterina dal caratteristico color rosa (possibile variante dalla quale provenire che parte dalla località Fondi vedi note).
Ora il bel sentiero fila via nel bosco e prosegue con una traversata in direzione nord-ovest, presso un gruppo di massi erratici comincia a salire con più decisione per circa 100 metri sopra il fondovalle e dopo aver toccato il punto più alto gira giungendo nella valle detta Fosso dei Campelli dove si trova un grande masso erratico facilmente distinguibile dalle altre rocce presenti, biancastre, per via del suo colore scuro che testimonia una antica espansione glaciale. Sul masso è incisa una croce che segna il confine tra il territorio di Piazza e Brembana e quello di Olmo al Brembo. Il sentiero da qui scende, anche con alcuni brevi tratti ripidi, verso la Valle Seccarola, facilmente individuabile per la presenza di una grande briglia (opera di ingegneria idraulica posta trasversalmente all'alveo in cui è fondata e concepita per ridurre il trasporto di materiale solido di fondo da parte di un corso d’acqua) e dove il sentiero lascia il posto ad una pista agrosilvopastorale che conduce a Cugno di Sotto (o Inferiore). Prima di giungere a Cugno presso l’ultimo vallone, il Canale della Cassa, si incrocia l'inizio del sentiero CAI 127, che sale alle baite Maffenoli verso i contrafforti del Pizzo di Mezzodì. Da qui ancora pochi passi e superato un ponte nei pressi di una segheria che si trova alla confluenza del torrente Stabina e del Fiume Brembo di Mezzoldo si giunge a Cugno di Sotto dove nei pressi dell’omonimo ponte vecchio termina il percorso.
Topografia
Sentieri collegati
Note
Dal termine del sentiero è possibile raggiungere il centro di Olmo al Brembo proseguendo lungo la via Belotti per poi attraversare la SP6, proveniente dalla Valle Stabina, ed entrare nella parte antica del borgo di Cugno di Sotto dove è possibile visitare anche la Chiesetta di San Pietro. Da qui proseguendo in falso piano verso nord (segnavia 1) si prosegue lungo un sentiero che conduce, dopo aver attraversato il torrente Acqua Negra su un ponticello, alla via Portici, affacciata sulla riva destra del Brembo di Mezzoldo, dove si trova il nucleo occidentale dell’abitato di Olmo al Brembo. Attraversata la SP8 (che proviene da Cusio e Averara), superato un portico ed una scalinata sulla destra è visibile il Ponte Vecchio di Olmo con il quale è possibile portarsi sulla riva sinistra del fiume e dirimpetto al ponte sul sedime dell’antica “Strada di valle”. Prima della Priula, che alla fine del Cinquecento aprì il passaggio sotto la Corna di Frola, la strada maestra era costituita dalla sinuosa mulattiera che è possibile rimontare uscendo dall’abitato e percorrere come alternativa via di ritorno a Piazza Brembana (segnavia CAI 129A) In alternativa sempre da Piazza Brembana dal Piazzale della stazione si scende verso sud-ovest lungo la via Tasso, si raggiunge e si attraversa la SP1 per portarsi sulla carrabile per il Ponte dei Fondi con il quale si guadagna la riva destra del Brembo e che è stato costruito dopo il crollo del caratteristico e antico ponte ad arco causato dall’alluvione del 1987. A testimonianza di quanto accaduto sul muro della Cappella dei Fondi sono presenti due targhette che testimoniano il livello raggiunto dalle acque del Brembo nelle alluvioni, quella più in alto si riferisce alla disastrosa del 1987. Dalla cappelletta si prende a sinistra il sentiero (segnavia CAI 128) che con una serie di tornanti sale nel bosco per poi lasciare il posto ad una bella mulattiera di cui affiorano i resti dell’antico acciottolato. Al termine del tratto di tornanti anche qui è visibile un bel masso erratico sul bordo di un traverso sotto un pratone depositato lì da un antico ghiacciaio che percorreva la valle che si distingue per il fatto che la roccia scura non ha nulla a che vedere con quelle chiare delle altre rocce presenti. La mulattiera prosegue con un traverso in direzione nord per giungere ai prati della località di Stralenna dove aggira un bacino dell’acquedotto e dove sono visibili una fontana ed un vecchio lavatoio a testimonianza del fatto che la località rurale in passato era probabilmente stabilmente abitata. Ai prati di Stralenna si lascia sulla sinistra il percorso principale, che continua verso Maffenoli (segnavia CAI 128), per proseguire in piano verso verso destra. Il sentiero attraversa il prato e in discesa attraversa la profonda Valle Oppone (o del Collino) e in breve si arriva all’abbandonato Rusitico Caterina dal caratteristico colore rosa. La traccia diventa un po’ più labile e bisogna attraversare nei pressi della casa restando lungo il margine superiore del prato dove aperture nelle siepi di rovi permettono di riagganciare il sentiero che da qui scende rapidamente fin quasi al Brembo dove si incrocia il 127A che arriva dal sottostante ponticello blu e dalla località Fucine. Da qui l’itinerario è quello descritto per il sentiero 127A. (Liberamente tratto da Fonte Stefano D’Adda, Marco Dusatti, 2015 – Boschi, rocce e aspetti naturali, guide di Altobrembo – Volume IV)