Descrizione
Il rifugio (a quota 1410 m), facilmente accessibile dal paese di Valcanale, è immerso in una splendida pineta al cospetto di severissime pareti dolomitiche in un ambiente dei più suggestivi. Oltre ad essere la prima tappa del Sentiero delle Orobie Orientali, il rifugio è anche preziosa base d'appoggio per raggiungere la zona del lago Branchino o per interessanti itinerari scialpinistici. Dal 2007 i lavori di ristrutturazione e riqualificazione lo hanno reso agibile anche a persone "diversamente abili". La configurazione delle camere, tutte con servizi, lo rendono ideale anche per famiglie con bimbi che gradiscono un po' di privacy.
La Val Canale è sempre stata frequentata dagli alpinisti bergamaschi che, durante l’estate si cimentavano sulle pareti dei massicci dolomitici e, in inverno, compivano belle escursioni di sci-alpinismo. L’idea di poter disporre di un rifugio CAI in questa zona si deve all’allora presidente della Sezione di Bergamo Enrico Bottazzi, particolarmente sensibile al fascino di queste montagne. Nel 1947 l’Annuario del CAI riporta come si concretizzò: “Si è poi dal Consiglio felicemente portata a termine una nuova iniziativa: un rifugio nell’Alta Val Canale, una delle più belle valli dolomitiche della bergamasca. Si tratta di un edificio della Soc. De Angeli — Frua, sito in località “Corte Bassa”, edificio che detta Società ci ha concesso in locazione ad uso rifugio per la durata di nove anni e per canone simbolico di annue lire cento. ” La sistemazione del rifugio, posto vicino alle baite di Corte Bassa, finì l’anno successivo durante il quale venne inaugurato nell’ambito delle feste celebrative per il 75° anniversario della Sezione CAI di Bergamo. Il rifugio è spesso indicato con diverse denominazioni: rifugio Corte Bassa, rifugio della Corte in Val Canale, rifugio Corte Bassa all’Alpe Corte. Nel 1970 la Sezione acquista il rifugio ed il terreno attorno compiendo notevoli lavori di trasformazione e miglioramento del fabbricato. Nel 2007 i soci CAI della Commissione Impegno Sociale “adottano” il rifugio e decidono di farne una struttura frequentabile anche da chi, normalmente, trova difficoltà ad avvicinarsi alla montagna: nasce così il “Rifugio senza Barriere”.